Presto dall’Emilia-Romagna forniremo il nostro contributo scientifico al percorso nazionale sulla fibromialgia.
Oggi è la giornata in cui, in tutto il mondo, si porta all’attenzione della comunità sanitaria e dell’opinione pubblica una malattia ancora poco conosciuta, ma più diffusa di quanto si pensi. La fibromialgia è riconosciuta dall’OMS dal 1992. Tuttavia la strada da fare per valutarne l’effettivo impatto (si stima che ne soffrano in Italia tra l’1,5 e il 2% della popolazione, in prevalenza femminile; ma a seconda del metodo di calcolo, la percentuale potrebbe anche essere doppia o addirittura quadrupla) al fine di facilitarne il riconoscimento e il percorso di cura, è agli inizi.
Da un paio di anni sono attivo sul tema e a seguito degli impegni assunti a fine 2015 dall’Assessorato regionale alla salute, grazie all’interrogazione da me presentata con il supporto di numerosi colleghi consiglieri Pd, in Emilia-Romagna stiamo definendo il percorso utile a dare risposte e soluzioni alle persone affette da fibromialgia.
La scorsa estate è stato istituito il gruppo tecnico di lavoro della Regione Emilia-Romagna, composto da reumatologi e altri specialisti delle aziende sanitarie regionali e dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna, con l’obbiettivo di proporre criteri di diagnosi precisi e favorire l’identificazione della malattia, partendo da uno studio epidemiologico.
Questo gruppo, multiprofessionale e interdisciplinare, negli ultimi mesi ha lavorato alla stesura del “Documento di consenso” per la diagnosi e il trattamento della fibromialgia che sarà presentato a breve.
Possiamo già anticipare che in esso saranno fornite definizioni chiare relative alla malattia: caratteristiche, sintomi e problemi correlati. Affronterà i punti relativi all’epidemiologia della patologia, della valutazione e appropriatezza dei criteri diagnostici e dei trattamenti farmacologici e non con cui trattarla. Considerato che la fibromialgia viene diagnosticata dopo aver escluso altre patologie, sottoponendo il paziente a esami e visite differenziati, con tempistiche lunghe, sicuramente sarà centrale il tema della presa in carico e gestione di chi ne è affetto.
Questo documento, come sanno bene le tante persone che si occupano della sindrome, rappresenta un passo avanti davvero importante.
Sono certo che il serio e scrupoloso lavoro predisposto dalla Regione, una volta ultimato e trasmesso al Consiglio Superiore di Sanità, possa diventare un utile contributo al raggiungimento del riconoscimento della fibromialgia a livello nazionale.