Credo che oggi sia opportuno non cercare visioni consolatorie e affrontare la situazione con lo stesso tasso di realismo con cui si sono commentate tante vittorie.
È stata una sconfitta.
E per imparare qualcosa dalle sconfitte bisogna innanzitutto riconoscerle. Abbiamo perso in una tornata di ballottaggi in cui partivamo all’opposizione in tre comuni su cinque, Parma, Vignola e Riccione e governavamo a Piacenza e a Budrio.
Sono elezioni Amministrative che hanno avuto come sfondo un quadro nazionale non semplice, sia dal punto di vista politico che da quello sociale. E di questo bisogna tenere conto. Detto ciò, va rilevato che ci sono stati anche elementi locali che hanno inciso sull’esito del voto. Penso a Vignola con le dimissioni del segretario del PD nel momento in cui si decideva il candidato sindaco, a Riccione con la frattura all’interno del nostro gruppo consiliare pochi mesi prima delle elezioni e a Parma dove è mancata una ricomposizione vera di tutto il nostro campo dopo le primarie.
Abbiamo provato in ogni modo a mettere delle pezze a queste situazioni, ma sempre pezze sono.
A queste dinamiche “di casa nostra” aggiungiamo quelle (più o meno recenti) di un centrosinistra che, soprattutto a partire dal livello nazionale, è carico di tensioni che specie nelle regioni storicamente posizionate a sinistra come l’Emilia-Romagna, le Marche e la Toscana si è riversato in un astensionismo che ha finito per avvantaggiare la destra. Perché le divisioni non danno mai un’idea di affidabilità e se la percezione è questa allora poi si capisce perché la gente non va a votare. E a Budrio e a Piacenza abbiamo pagato, non solo, ma anche questo.
Oltretutto queste elezioni sono l’ulteriore conferma che ormai bisogna giocarsela sempre, che non esistono più posizioni di rendita. Quella stagione, lo dimostrano anche studi recenti, è finita da un pezzo. E prima lo capiamo, prima saremo in grado di affrontare le sfide, consapevoli che si parte sempre da zero a zero.
Teniamo presente che, dove governiamo da un bel pezzo, ci viene chiesto un profilo di umiltà da un lato e di innovazione dall’altro, ancor più alto rispetto a chiunque altro, e credo che in Regione ci si stia muovendo in tal senso.
Già questa settimana riunirò i segretari provinciali e i gruppi dirigenti del PD dell’Emilia-Romagna. Dobbiamo rilanciare il nostro profilo riformista, di cambiamento, la nostra capacità di parlare con le persone, di praticare e trasmettere buone attività di governo. Il PD è e resta il baricentro del centrosinistra italiano. Quando è unito. Se non siamo in grado di essere davvero una squadra, restiamo dei singoli destinati alla sconfitta.