L’abbattimento delle barriere architettoniche rappresenta una delle azioni più importanti per una comunità che intenda promuovere un vero contrasto all’esclusione sociale e la realizzazione di ambienti di vita accoglienti anche per i cittadini disabili.
Prende avvio da questa constatazione la risoluzione che ho presentato, insieme ai colleghi del Gruppo Assembleare del PD Emilia-Romagna in cui si segnala che la rimozione delle barriere architettoniche può contare su risorse e contributi di due fondi pubblici, il primo dei quali è nazionale e trova la propria disciplina nella legge 13/1989, che non sarebbe finanziata dal 2004.
La Regione, negli anni passati, è intervenuta erogando complessivamente contributi pari a oltre 35 milioni di euro dal 2002 al 2013. Nel 2013, per evitare l’allungamento delle graduatorie e dei tempi di attesa, la stessa Regione intervenne istituendo il fondo regionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, con la legge 24/2001, poi modificata dalla legge regionale 24/2013. In seguito alla modifica normativa introdotta dalla legge 24, la Giunta regionale, con la delibera 171/2014, ha introdotto i criteri di funzionamento del fondo regionale, prevedendo in particolare quelli per la formazione delle graduatorie comunali che tengano conto della situazione economica del nucleo famigliare di cui la persona invalida fa parte, rinviando per quanto non espressamente previsto alla disciplina del fondo nazionale.
La citata delibera, tuttavia, prevedeva, qualora si trattasse del medesimo intervento edilizio, l’esclusione dal diritto all’accesso ai contributi, a valere sul fondo regionale, per le persone invalide che avessero già presentato in Comune la domanda per il fondo nazionale entro il primo marzo 2014. Questa decisione avrebbe tuttavia rischiato di creare diseguaglianze tra i cittadini e di contraddire lo spirito della norma regionale, modificata proprio per affrontare il blocco dei finanziamenti statali.
La Giunta regionale ha quindi modificato la propria delibera consentendo l’accesso al fondo regionale anche a chi avesse fatto domanda per il fondo nazionale, estendendo la copertura del bisogno in alcuni casi. Inoltre le richieste di contributo nelle liste di attesa del fondo nazionale sarebbero migliaia, ferme, in alcune province, al 2008, per un impegno di spesa di decine di milioni di euro. In tutti i territori, poi- aggiungono- si leverebbero le lamentele di chi ha fatto domanda sul fondo nazionale e vede svanire la possibilità di essere rimborsato dei costi di interventi già effettuati.
Con la nostra risoluzione impegniamo quindi la Giunta a sollecitare il Governo nazionale perché rifinanzi il fondo nazionale e a verificare il funzionamento del fondo regionale anche in relazione alle liste di attesa nazionali e al funzionamento del meccanismo di integrazione tra i due bandi.