Il primo passo è compiuto. L’Emilia-Romagna ha finalmente completato il documento che definisce modalità di diagnosi, presa in carico, trattamento e follow-up post trattamento.
C’era bisogno di questo documento? Si, perché non c’è un assenso sufficientemente unanime e consolidato tra gli specialisti rispetto ai criteri per la diagnosi e per l’approccio terapeutico. Cosa che purtroppo ad oggi non consente di far rientrare la sindrome fibromialgica nell’elenco delle malattie croniche per le quali è prevista l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria.
Per questo in Emilia-Romagna siamo partiti da qua. Ci abbiamo messo più di un anno perché il lavoro è stato ampio e approfondito, producendo un risultato che rappresenta un unicum a livello nazionale.
IN SINTESI
Il documento parte dalla presa in carico della persona che deve avvenire da parte del medico di famiglia, nell’ambito di un team multiprofessionale e interdisciplinare come già avviene per altre patologie croniche. Fondamentale in tal senso è la formazione dei professionisti e l’educazione del paziente per una efficace gestione della malattia.
La diagnosi non può che essere basata su sintomi caratteristici e specifici criteri e sull’esclusione di altre ipotesi diagnostiche. I sintomi essenziali riconosciuti sono quattro:
- dolore,
- affaticamento,
- disturbi del sonno,
- disturbi cognitivi.
Partendo da questi sintomi, deve essere messa in campo una diagnosi differenziale fondata su anamnesi accurata e alcuni specifici esami di laboratorio.
Il trattamento prevede attività di educazione del paziente, trattamenti non farmacologici e trattamenti farmacologici. In Emilia-Romagna, fra i trattamenti non farmacologici, la prima scelta è per l’attività fisica (a secco e in acqua calda) a cui si aggiunge l’agopuntura. Per quanto riguarda il trattamento farmacologico vengono indicati diversi tipi di approccio, sempre in combinazione con trattamenti non farmacologici. È in corso un approfondimento rispetto al possibile utilizzo della cannabis terapeutica.