Pubblico di seguito il testo della lettera che ho inviato al Direttore de La Nuova Ferrara domenica 6 settembre 2015.
Caro Direttore, Le scrivo a seguito della sua attenta riflessione domenicale.
Primo Levi ha descritto le vittime di uno dei più grandi orrori del nostro tempo chiedendosi e chiedendoci “Se questo è un uomo”. Oggi la domanda a mio avviso potrebbe essere “se siamo uomini”.
Un uomo, davanti al corpicino esanime di Aylan non può accontentarsi di dare la colpa al governo di turno, magari solo per un interesse di parte. Un uomo si chiede quello che nel proprio piccolo può fare, evitando risposte di bassa lega, o da bassa Lega. È quello che è accaduto nel paesino di Nickelsdorf, 1500 abitanti in Austria. Qui il sindaco, in una notte, fa allestire tutto l’occorrente per accogliere quei treni carichi di disperazione, andando oltre l’indifferenza.
Quell’indifferenza che anche il nostro sindaco di Ferrara ha invitato con forza a non avere. Un uomo, un padre, un sindaco di cui essere fieri, perché lo ha fatto prima di altri, prima di dover sbattere contro le tremende immagini di un bimbo annegato. Io sono fiero di lui, come di tutti quei sindaci che senza il timore di perdere voti, si sono messi a disposizione e non si sono sottratti alle responsabilità che essere uomini o donne delle istituzioni comporta.
Ma so che non è facile esserlo. Quando si è al bar, in una piazza, persino in una casa del popolo, e qualcuno dice che non se ne può più, scatta la tentazione di arrendersi, di dirgli “si hai ragione, basta, respingiamoli”. A volte rischia di prevalere la rassegnazione su ciò che l’impegno politico richiede, che è certamente l’ascolto e la comprensione delle difficoltà e delle paure di un cittadino, ma al contempo è anche fare la “fatica” di spiegare, provare a mediare, riportare il confronto oltre la reazione istintiva. L’impegno pubblico richiede anche l’ardire di prendere decisioni che oggi non portano consenso, ma che nel lungo periodo possono determinare il benessere. È la sfida attraverso la quale dobbiamo dimostrare di essere uomini, di portare sulle spalle la responsabilità di governo del nostro paese, sia con la p minuscola che maiuscola. Nel farlo, però, non possiamo permetterci di essere uomini o donne con l’iniziale minuscola. Sono consapevole che i problemi non si risolvano solo con i valori, ma non si può pensare di poterlo fare a prescindere da essi. E quindi, per dirla con Totò, dobbiamo fare di tutto affinché gli uomini abbiano la meglio sui caporali.
Grazie per avere offerto questo spazio a un suo lettore. Sogno davvero che fra qualche anno le generazioni successive alla nostra possano riconoscerci di non aver ceduto ad una deriva che le avrebbe fatte vivere in una società più chiusa ed egoista, anche quando si era in pochi nel provare ad evitarlo.