sulle pagine della Nuova ho letto l’intervento di Alberto Cavicchi sul tema della legittima difesa e, a fronte anche del recentissimo dibattito sull’argomento, avvenuto in Assemblea Legislativa, ci tenevo a riportare le riflessioni e le proposte che il PD sta portando avanti su diversi livelli.
Parto da una considerazione sul ruolo dello Stato: un privato cittadino non dovrebbe mai essere costretto ad arrivare alla auto-difesa personale, perché è compito dello Stato garantire l’ordine pubblico e sicurezza.
È su questo che prima di tutto dobbiamo essere impegnati. La certezza della pena e della sua applicazione sono il primo impegno: le scarcerazioni facili o le mancate espulsioni sono inaccettabili per i cittadini e per le forze dell’ordine che hanno determinato l’arresto.
Occorre tornare ad investire sui presidi territoriali delle forze dell’ordine, agire sulla loro formazione e magari prendere atto che cinque corpi di polizia sono troppi e che vanno razionalizzati per ottimizzare uomini e mezzi.
Ed è innegabile che ci deve essere uno sforzo collettivo per superare quel degrado urbano nel quale spesso la criminalità trova terreno fertile per svilupparsi, fino ad arrivare a promuovere misure preventive sia di carattere situazionale, sia sociale e ovviamente comunitario per anticipare i problemi, anziché curarli.
Se poi, a fronte di questi impegni, lo Stato non riesce ad intervenire con modalità preventive o con tempestività, può verificarsi il caso di doversi difendere da soli.
Tuttavia, sulla legittima difesa va sfatato il mito della riforma dell’art. 52 del codice penale sul quale si è già ampiamente intervenuti nel 2006 stabilendo che la sussistenza del rapporto di proporzione tra la reazione dell’aggredito e l’offesa minacciata dall’aggressore viene eccezionalmente presunta ex lege nel caso in cui il fatto avvenga nel domicilio dell’aggredito o in altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi, purché l’aggredito, legittimamente presente, usi un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o altrui incolumità ovvero i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione.
Le proposte di ulteriore presunzione di innocenza per chi, in casa propria, colpisce qualcuno, o addirittura la facoltà di colpire qualcuno che risulti nelle immediate vicinanze della casa o dell’attività commerciale, porterebbe l’Italia a situazioni simili a quelle degli Stati Uniti, dove emerge un dato di fatto: laddove è facilitato l’uso alle armi per autodifesa personale in modo indiscriminato, si accresce proporzionalmente la violenza agita dagli aggressori. La corsa all’armamento personale crea solo società più insicure.
Detto questo la proposta del PD – partendo dal dato di fatto che laddove si verificano lesioni o la morte di una persona, viene sempre aperta una fase di giudizio – interviene sull’art.59 del codice penale per introdurre, a tutela della persona aggredita, un ulteriore elemento collegato all’errore nel quale può essere indotta la persona aggredita nel momento in cui reagisce. Si introduce, quale elemento che toglie la colpa a chi si difende, il grave turbamento psichico a cui la persona viene sottoposta, esistendo fatti oggettivi che consentirebbero di identificarlo.
Ad ulteriore tutela dell’aggredito, abbiamo proposto di ripagare delle spese giudiziarie la persona a cui viene riconosciuta in sede giudiziaria la legittima difesa.
Il legislatore non può fare il proprio mestiere pensando di essere valutato con un applausometro: questo non significa essere distanti dalla realtà. Lo dico a chi pensa che basti un sondaggio per scrivere leggi che garantiscano una reale tutela per i cittadini.
Paolo Calvano