da “La Nuova Ferrara” del 25/11/2014
di Marcello Pradarelli – Ferrara
Lei è stato eletto con 5.863 preferenze, Bonaccini ha vinto, il Pd è il primo partito, ma il crollo epocale dell’affluenza ha cambiato il senso di questa vittoria. Lei la festeggia oppure no.
«Si può festeggiare perché pur in una situazione complicata, il centrosinistra ha avuto con Bonaccini un’affermazione netta, che però si porta dietro una responsabilità in più, quella di recuperare la fiducia dei cittadini».
Cosa ha pesato di più nella diserzione delle urne, l’effetto Renzi (aspettative deluse) e l’effetto Monari, vale a dire l’inchiesta spese pazze?
«Secondo me hanno inciso soprattutto le vicende regionali dell’ultimo anno, dalle dimissioni di Errani a seguito della condanna in appello, fino all’inchiesta sui rimborsi dei consiglieri regionali. Fatti che hanno allontanato la Regione dai cittadini. Ma l’astensionismo non ha colpito solo il Pd, ha riguardato tutti, altrimenti avrebbe vinto Fabbri. Detto questo, il vero terremoto elettorale c’è stato nel centrodestra dove si sono rovesciati i rapporti di forza. E a interrogarsi deve essere anche il M5S che non ha intercettato il disagio né l’astensionismo ed è arretrato in voti e percentuali».
Fabbri però è andato forte, specie nel Ferrarese.
«Il fatto che il candidato del centrodestra fosse un sindaco leghista ha avuto un effetto di trascinamento. La Lega, complessivamente, è andata meglio rispetto alle Europee e ha preso grosso gli stessi voti delle regionali del 2010.C’è un parte dell’elettorato che è tornato a votare Lega».
La cosa non la preoccupa?
«Dobbiamo analizzare innanzitutto il dato dell’astensione, partendo dal fatto che malcontento e disagio non si sono tradotti in un’alternativa di governo al Pd».
Questi elettori in stand by sono in attesa di risposte da lei e dal Pd.
«La prima risposta per riallacciare i rapporti è che chi fa politica, chi viene eletto in Regione o altrove non deve né essere né apparire come un privilegiato. Bisogna recuperare la dimensione quotidiana della politica e continuare a tagliare i costi della politica come ha detto Bonaccini. Poi bisogna esercitare un’azione di governo efficace».
Come giudica la sua personale performance elettorale?
«La scelta del ticket Calvano-Zappaterra è risultata vincente. A Ferrara abbiamo avuto uno dei rapporti più alto tra voti al Pd e preferenze: siamo al 14-15%».
La Calabria davanti all’Emilia Romagna nell’affluenza. Cosa ha provato?
«Si sono concretizzate, oltre le previsioni, le sensazioni negative che abbiamo avuto in queste settimane».
È un astensionismo che interroga anche Renzi e la sua azione di governo?
«In una parte dell’elettorato del Pd, che comprende una componente attiva e militante, c’è un disagio evidente. Ovvio che dal governo ci si attendono fatti, se arriveranno anche il disagio si contrarrà. Presto avremo il congresso regionale, chiedo a tutti di contribuire alla discussione e alle scelte. Dobbiamo decidere la nuova forma-partito».
Lei cosa ha in mente?
«Niente nostalgie, bisogna guardare avanti. Ma non voglio un partito che si riduce alla funzione di comitato elettorale».
Lei si era candidato a segretario regionale. Il voto ha cambiato qualcosa?
«La mia candidatura l’ho depositata a suo tempo e la confermo. Non è escluso che vengano riaperti i termini , ne discuteremo presto. Anche perché l’intenzione è fare il congresso nei primi mesi del 2015».