Lunedì prossimo, 21 marzo, la direzione nazionale del Partito Democratico discuterà e si esprimerà sul referendum del 17 aprile. Ma di questo oggi abbiamo parlato in direzione regionale e possiamo già dire che in Emilia-Romagna il Partito non vede di buon occhio il quesito referendario.
Una vittoria del sì, infatti, potrebbe determinare una perdita di posti di lavoro che non va sottovalutata.
Spero ci sia la massima consapevolezza, dentro e fuori dal partito, che il referendum non è riducibile in ‘trivelle sì, trivelle no’.
5 quesiti su 6 sono stati annullati da decisioni già prese dal Governo: le trivellazioni sotto le 12 miglia dalla costa, è bene ribadirlo, sono già vietate. Ed è già stato ripristinato il confronto tra Governo e Regioni sulle politiche energetiche.
Nessuna mistificazione, per favore, e atteniamoci alla realtà!
Il referendum è quasi del tutto ininfluente. Anzi per qualcuno non è ininfluente: sono le centinaia di famiglie che oggi contano sul lavoro delle piattaforme già attive e che rischiano la chiusura in caso di vittoria del sì per l’ultimo quesito rimasto.
In questo senso mi conforta la posizione della Cgil, che chiede di tenere in considerazione un elemento che per l’Emilia-Romagna, per i nostri occupati e le loro famiglie non è di poco conto.